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Autunno: trasformazione e attesa



Ogni stagione ha la sua peculiarità, la sua spinta a condurmi in qualche cantuccio della mia anima, solitamente quello che ha più bisogno di essere nutrito.

Nell'autunno mi ci avvolgo con più facilità: ne amo i colori, gli odori, i frutti della terra e, di certo, la sua intrinseca caducità.

Mi ricorda che esiste la fine, la precarietà, e che in tutte le creature c'è quella parte che ha bisogno di "andare giù", abbandonarsi e lasciarsi cadere. Verrebbe facile dire che è la parte fragile, quella che non ce la fa, che finisce, che desiste.

Per me è, invece, quella forte, resistente e resiliente, che sa cedere il passo e sa attendere. Se ne sta lì, a servizio, a disposizione, si predispone a diventare terreno nutriente per il nuovo che dovrà arrivare. L'autunno appare morto, privo di linfa, ma mi insegna ad ogni suo giungere che è la culla della vita stessa.

Tutto si trasforma se riesco ad onorarne la fine.

Tutto si trasforma se so aspettare.

Buona stagione della trasformazione e dell'attesa.

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