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On-line e on-life

Aggiornamento: 19 nov 2020


Viviamo in una società iper-tecnologica, in cui gli schermi sono il mezzo di comunicazione più gettonato, veloce, social (come in questo caso). Dietro gli schermi si fa il business, si fattura, si parla, ci si conosce. Ci si fa pure, per così dire, "l'amore". Ammetto che questo uso del mezzo tecnologico mi spaventa, o meglio è l'abuso a spaventarmi, perché in molti hanno smesso di guardare fuori, per molti è l'espressione di un disagio sociale ben più profondo. La mia è una paura che va nel profondo del mio nucleo esistenziale di persona che ama il contatto fisico, concreto, quello in cui il tocco è il veicolo di ogni cosa: pensieri, emozioni, sensazioni fisiche. Questo passaggio dall'ON-LIFE all'ON-LINE, tanto controverso, in questo momento di rinnovato lockdown, limitazioni e zone multicolore, ci sta dando una mano ad accorciare le distanze e poter arrivare laddove fisicamente non ci sarebbe possibile, ma nonostante questo, spesso tematizziamo la sofferenza di solitudine e l'assenza di contatto. Una parte di me sente che, seppur con grande fatica, disagio o dolore, è una spinta sana a restare umani, a restare nel desiderio di un contatto reale, autentico, consolatorio, rinfrancante. Un'altra parte di me (insieme a tutte le restrizioni imposte) mi sussurra all'orecchio che forse è un pezzo di strada da fare, quello della solitudine, verso il contatto più vero e amorevole che si possa sperimentare: quello con noi stessi. E chissà che in questo contatto così intimo e profondo, fertile e generatore possiamo sentire di essere connessi agli altri in molti modi, forse più sottili e silenziosi di quelli a cui siamo abituati. Oltre alle molte voci con cui mi confronto, oggi me lo ha suggerito anche questa canzone e io oggi mi sento di dirmelo: restare umani, restare on-life! Buona giornata in contatto!




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